
Molti di voi conosceranno l’amico Enzo Teta, nostro concittadino da molti anni e socio della Pro loco di Ponte, originario di Torella de’ Lombardi, piccolo paese ricco di storia dell’entroterra Campano in provincia di Avellino. E quel de’ Lombardi vi dice niente? Ebbene, quando nel sesto secolo i Longobardi scesero dalle Alpi Giulie nel Nord d’Italia e fondarono la Langobardia Maior con capitale Pavia, una parte di essi scese pure al Sud dove fondò il Ducato di Benevento, la cosiddetta Langobardia Minor. Tanto che Benevento venne chiamata la “Ticinum Geminum”, la seconda Pavia!
E mi fermo qui, per non parlare poi dei Normanni, degli Svevi, degli Angioini, dei Borboni, fino a Garibaldi e ai…Piemontesi. Il paese sorge tra le montagne dell’Irpinia in posizione strategica come il suo castello con piccola torre, Torella appunto, già fortezza longobarda e poi residenza di importanti famiglie nobili quali i Saraceno, i Caracciolo, i Ruspoli. Da qui si intravede tutta la potenza evocativa dei toponimi che abbondano in tanti territori d’Italia assieme al significato prezioso dei cognomi dei nostri avi che ci tramandano, per fortuna dico io, vicissitudini ed origini storiche di luoghi e famiglie dei secoli passati che altrimenti andrebbero perdute per sempre.

Confesso che la prima volta che ci siamo presentati con Enzo mi son fatto ripetere due volte il suo cognome, così curioso per noi Veneti abituati a non mettere le doppie e… con tutt’altro significato. Da qui è partita questa breve, interessante ricerca storica da parte mia, mentre da parte di Enzo continua tenacemente la sua, ogni volta che torna in Irpinia, alla ricerca dell’albero genealogico dei suoi antenati, frugando tra registri parrocchiali (quei pochi scampati al terribile terremoto del 1980) e registri catastali.
Ebbene, per risalire alle origini dell’inusuale suo cognome Teta si deve, a mio parere, far riferimento all’intera storia della Campania greca iniziata con PARTENOPE, poi Neapolis (Cittanova), primo nucleo abitato sorto intorno al secolo VII a.C. da una comunità di coloni di Cuma. La fondazione del piccolo villaggio rientrava nell’operazione di colonizzazione compiuta dai Greci in quel secolo, popolo conquistatore alla ricerca di nuovi spazi e nuove materie prime per costituire nel Mediterraneo un polo di produzione e artigianato in grado di attirare l’interesse economico e il commercio con l’Oriente. Numerose, dunque, furono le colonie fondate nel Sud Italia, basti pensare a Paestum e ai suoi meravigliosi templi sul mare, formando quel territorio fertile e felice che poi i Romani avrebbero chiamato Magna Grecia.

Il primo nucleo sociale di Neapolis arrivò a contare oltre 30.000 abitanti e divenne il polo più importante tra le colonie greche in quanto intratteneva relazioni commerciali dirette con la madrepatria Atene, assumendone leggi e costumi.
Tali contatti, sempre più numerosi e proficui, portarono alla formazione di una classe aristocratica del denaro, gruppo dirigente che conquistò in breve tempo il controllo della vita politica e sociale della città, mentre nelle insulae dei vari quartieri residenziali si svilupparono le attività commerciali e, all’interno delle mura, le aree adibite alle coltivazioni.
Ad Atene, nel 593 a.C. fu nominato come “Arbitro e Legislatore” il famoso Solone, che fece due importanti riforme: quella per cui nessun uomo poteva diventare schiavo per indebitamenti e la riforma timocratica, con la quale veniva abolito ciascun privilegio per nascita.
Le classi sociali si basavano sul reddito agrario espresso in Medimni. Il Medimno era una unità di misura di capacità per gli aridi, (tutti i tipi di cereali secchi) il cui valore variava da una località all’altra. Nell’Attica il medimno era pari a circa 51,84 litri.
Le classi sociali diventarono così quattro:
- I Pentacosiomedimni, con un reddito superiore ai 500 medimni.
- I Cavalieri, con un reddito superiore ai 300 medimni.
- Gli Zeugiti, (che possedevano una coppia di buoi per arare) con un reddito superiore ai 200 medimni.
- I Teti, uomini senza terre ma non per questo più poveri (artigiani e commercianti). Dopo questa lunga premessa eccoci, allora, arrivati al nostro cognome TETA, e non stupisca questo singolare maschile in -a di teta perché segue lo stesso percorso di atleti-atleta, esteti-esteta ecc.
Chi erano, dunque, i Teti in Grecia? E cosa facevano?
TETI (ϑÀτες). Era la quarta classe sociale dei non proprietari, costretti a lavorare come salariati, esclusi dalle magistrature e dal diritto di voto, servivano nell’esercito non come opliti, armati di lancia e scudo, ma come frombolieri armati di fionda, agili nella corsa e pure come marinai arruolati nella flotta ateniese, ricevendo dallo Stato il soldo e il vitto.
Poi, a partire dalla fine del V sec. a.C. le riforme democratiche attuate da PERICLE, unitamente all’importante contributo che i TETI diedero in guerra come rematori della flotta navale di Temistocle, permisero loro una maggiore rilevanza politica e l’accesso alle magistrature.
Il censo si computò non più in prodotti del suolo ma in dracme (moneta d’argento del peso di circa gr. 43) e tale riforma spalancò le porte ai TETI arricchiti. Era il primo passo. Gli avvenimenti del V secolo, il rapido sviluppo dell’industria e del commercio, l’affluire in Atene dei tributi degli alleati, il conseguente accrescersi della ricchezza moltiplicò le possibilità di salire verso le classi più ricche. S’aggiunga a ciò la svalutazione della moneta, per cui non c’erano quasi più poveri così poveri da essere relegati fra i TETI. La barriera tra le classi superiori e quella inferiore era con ciò infranta e TETA divenne sinonimo di uomo libero e indipendente.
Diffusione del cognome Teta
Oggi ci sono circa 121 famiglie Teta in Italia ed il cognome è presente in 73 Comuni.
Campania 43
Basilicata 20
Piemonte 14
Lombardia 13
Lazio 12
Puglia 9
Toscana 4
Veneto 3 (con i tre figli di Enzo!)
Liguria 2
Trentino 1
Che lavoro facevano i tuoi antenati Teta in America?
Col passare del tempo il cognome Teta ha subito alcune modifiche nella grafia e nella pronuncia. In America, nel 1940, il lavoro principale riportato per gli uomini con cognome Teta era “bracciante” mentre per le donne il 43% era “stenografa”. Altre occupazioni erano “impiegato” e “sarta”.
Ci fermiamo qui perché il discorso si farebbe lungo e, mentre ringraziamo il nostro Enzo per averci dato modo di conoscere un piccolo squarcio di storia locale, sono certo che in qualcuno di voi sarà sorta la curiosità di approfondire anche la sua genealogia ed il significato del suo cognome, molto spesso radicato nei vari mestieri e nelle varie professioni del territorio.