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Supe col latte

Colazione con latte e biscotti ricordo ancora la marca Osvego perchè mio papà li vendeva al negozio del pane di via Cavour. Quindi la mamma mi prepara la cartella, controlla l’astuccio con le penne e le matite colorate e un quaderno con le righe da prima ed il canotto che non avevo mai visto prima . Mi aiuta a vestirmi. Intanto manda di tanto in tanto un’occhiata anche a mio fratello più piccolo che doveva andare all’asilo . E per la prima volta mi fece indossare un grembiule nero tutto lungo abbottonato sul davanti mai usato prima che mia mamma chiamava el traverson . Poi mi mette il colletto di plastica dura bianca e lo chiude sul davanti con un lungo nastro azzurro facendomi la fiocca sul davanti. Poi mia mamma esce e va a salutare mio papà il quale esce anche lui dal negozio e mi viene a salutare . Bravo mi disse sei bellissimo, a scuola impegnati perchè la scuola è una bella cosa, altrimenti vieni qui a portare i sacchi. Questo l’incoraggiamento avuto. Si vedeva che aveva voglia di farmi una fotografia ma non avevamo la macchina fotografica ed allora disse : Sei da fotografia !

La mamma mi accompagna a piedi sino alla scuola ed arrivati alla piazza troviamo un folto gruppo di mamme anche alcuni papà con i ragazzi e le ragazze tutti con lo stesso grembiule nero e lo stesso colletto solo che le femmine avevano la fiocca fatta con il nastro rosa. Ricordo ancora sia l’odore di nuovo che aveva il mio grembiule e sia l’odore del nastro della fiocca.

Mia mamma non ha tanto tempo per fermarsi a ciacolare ed allora mi saluta e mi dice appena suona la campana entri dagli scalini e vai in classe. Ascolta mi raccomando la maestra perchè ascoltando i maestri ti troverai sempre bene. E sappi che la scuola è una cosa bellissima che io non ho potuto frequentare come avrei voluto perchè ero orfana di papà e non avevo nessuno che mandasse a scuola bello come te

Io era abbastanza tranquillo perchè avevo già frequentato l’asilo di Voltabarozzo ed un po’ sapevo cosa fosse la scuola ma molti bambine e soprattutto le bambine erano impacciate non volevano staccarsi dalle mamme. Finalmente suona un campanone rauco e lentamente e tutto spaesato entro dai gradini e già sulla porta trovo la maestra con i capelli rossi che ci dice: “La prima classe entra in questa aula !” . C’è un po’ di confusione perchè siamo in tanti. Alcuni non vogliono staccarsi dalle mamme e si mettono a piangere . Allora le mamme li accompagnano fin dentro la scuola e sin dentro l’aula. La maestra è decisa volitiva parlava con un accento un po’ strano ed a volte anche difficile da capire ma rigorosamente in italiano.

L’aula è alta con muri bianchi e banchi di legno alti, con le panche fisse , vecchi verniciati di nero e con il piano di appoggio inclinato verso il basso ed un bel buco al centro del banco . La panca per sedersi è fissata al banco ed è anche un po’ lontana e quindi difficilmente si arrivava ad appoggiarsi al banco. Al centro dell’aula c’era la cattedra alta e di fianco la lavagna nera e sull’angolo vicino alla finestra c’era una stufa rossa di terracotta fatta a più blocchi che non avevo mai visto. Sulla parete c’era il crocefisso ed un quadro con un ritratto di un personaggio con gli occhiali neri ed i capelli bianchi abbastanza arricciati e dietro la cattedra il pallottoliere con le biglie di legno.

Inevitabilmente la maestra finisce per occuparsi dei bambini che piangevano e quindi li va a consolare e convincerli a staccarsi dalle mamme.

La maestra mi assegna un posto tra le ultime file di lato e poi cammina avanti ed indietro cercando di sistemare tutti.

Ma tra pianti, interventi dei genitori e ragazzi che chiacchierano tra loro vi è una discreta confusione per almeno la prima ora.

Ad un certo punto però la maestra perde la pazienza ed ordina ai genitori di andarsene e di uscire immediatamente. A questo punto salgono i pianti ma i genitori si allontanano.

La maestra si presenta con fare deciso e chiede a quelli che singhiozzano di smettere immediatamente perchè la scuola è una cosa bella ed anche divertente diceva lei. Spiega in italiano che il buco al centro del banco serve per mettere il calamaio con l’inchiostro nero e che per scrivere serviva il portapenne con il penninoperchè lei era contrarissima alle penne biro ed anche alle penne stilografiche perchè rovinano la scrittura -Secondo lei e non permettevano la bella calligrafia. Parola a me sconosciuta che sentivo per la prima volta.

Io ascoltavo perplesso non sapevo cosa fossero le penne biro, nè le penne stilografiche , nè il portapenne con il pennino pensano che si chiamasse canotto come lo chiamava mia mamma. All’asilo avevo imparato a disegnare con le matite colorate, con le matite e le penne.

Prendo allora il canotto dall’astuccio e vedo come funziona dove si metteva il pennino di metallo, dove si intingeva sul calamaio e scopro così l’uso della carta assorbente , un’alleata preziosissima contro le macchie nere d’inchiostro.

Poi la maestra si avvicina alla porta e chiama la bidella. Arriva subito una signora anzianotta vestita con un lungo grembiule nero con in mano una scopa. La maestra di fronte a tutti i bambini le disse : “Signora Ussia domani cominciamo già con i calamai. Mi raccomando calamai su tutti i banchi che cominciamo a scrivere “.

Ma i singhiozzi non finivano. C’era nel primo banco una ragazzina che io non conoscevo e che era veramente terrorizzata ed anche dopo che le mamme se n’erano andate continuava a piangere e a singhiozzare.

Si avvicina allora la maestra e la chiama per nome e tanto per avviare una conversazione le chiede : Hai fatto colazione stamattina ? E questa non rispondeva. “Cosa hai mangiato a colazione ? chiese allora la maestra. E questa non rispondeva . Allora la sua compagna di banco che era piccolina ma molto più coraggiosa le disse: ” Cossa gheto magnà stamattina.” Alla compagna rispose subito.: Suppe ! Allora la ragazzina che aveva fatto la domanda disse alla maestra: Ha mangiato suppe signora maestra !. E tutti si misero a ridere . Ma cosa sono queste suppe ? Incalzò la maestra ? La compagna allora le parlò di nuovo all’orecchio a bassa voce e di nuovo rispose: Suppe col latte ! . Cosa sono le suppe col latte disse di nuovo la maestra suscitando un’altra ondata di risate. Rispose di nuovo la solita ragazzina : ” Poenta e late” Signora maestra ! .

La maestra poi prese il registro fece l’appello uno per uno , venne a vedere i banchi dove ci eravamo sistemati e cominciò a spostare qualcuno. I più piccoli davanti, i più grandi dietro ed infine l’ultimo banco vuoto. Chissà perchè .

Le ragazzine davanti i ragazzi dietro evitando di mettere assieme nello stesso banco un ragazzo ed una ragazza.

Poi disse. ” mani sul banco ! ” e passò per i banchi a controllare a tutti le mani e le unghie se erano sporche . A qualcuno disse : Mi raccomando lavarsi le dita e le unghie perchè domani passo con la bacchetta e se vedo mani sporche sono dolori.

La cosa non mi tranquillizzò affatto perchè sinceramente al colore delle unghie non avevo sino a quel momento mai fatto caso.

Arrivò l’intervallo ed uscimmo tutti dalla classe e ritornammo di nuovo in piazza ed io mangiai il pane dolce con l’uvetta che mia mamma mi aveva messo in cartella dentro ad un sacchettino.

Ritornammo in classe ed i pianti si erano molto ridotti ma non del tutto terminati.

La maestra allora cominciò a parlare e a farci tutta una serie di raccomandazioni e come incoraggiamento finale ci disse: Attenzione se qualcuno fa le macchie sui quaderni, fa le orecchie ai quaderni, non ascolta la maestra finirà sul banco degli asini e mentre diceva questo indicava l’ultimo banco della fila che era staccato dagli altri e posto sopra una predella in bella mostra e quindi era il più alto di tutti. Quello è il banco degli asini e quindi vedete che non diventi il vostro banco. E sul banco degli asini ti crescono le orecchie dell’asino come a Pinocchio. Chi conosce Pinocchio ? Solo due alzarono le mani. Bene vedete di non fare anche voi come Pinocchio. Finalmente arrivò di nuovo la campanella come una liberazione . Allora ci sistemammo la cartella e lentamente la maestra ci aprì la porta per uscire. In piazza ritrovai mia mamma che era venuta a riprendermi.

Appena mi vide i disse : e allora com’è andata ?. Io gli raccontai tutto quello che era successo e che diversi compagni avevano pianto in classe. La mamma non si stupì più di tanto e disse :Eh ! devono abituarsi, vedrai che domani non piange più nessuno. Io invece ero alquanto perplesso e dissi a mia mamma. : Ma se la scuola è una cosa bella perchè i bambini piangono ?

I bambini piangono per l’emozione- disse la mamma. Quando vedi una cosa bellissima ti viene anche da piangere in certe particolari occasioni. E poi chiesi : E tu mamma sei mai andata nel banco degli asini ? Rispose lei Ci mancherebbe altro ! io a scuola ero bravissima altro che banco degli asini. Ma perchè mi fai questa domanda ? Perchè a scuola c’è un banco vuoto e la maestra ha detto che è il banco per gli asini . Bene ! disse la mamma vedi di non finirci sopra perchè l’asino dicono sia l’animale che non impara ma nulla e che non usa la testa e quindi se non usi la testa devi solo portare pesi sulla groppa e faticare il doppio degli altri. Allora hai capito perchè il papà ti ha detto di fare attenzione a scuola altrimenti per te ci saranno sempre tanti sacchi da portare come un asino ?.

Ogni giorno entrando in classe allora guardavo con rispetto al banco degli asini e dicevo tra me e me: “Finora ti ho sempre evitato adesso vedi di evitarmi anche tu !”.

E così fu finii l’anno scolastico senza mai andare nel banco degli asini e senza mai portare il cappello dell’asino. Imparai a scrivere con carta , penna, pennino e calamaio. Le mani e le unghie erano spesso nere ma nere d’inchiostro e la calligrafia che fine ha fatto ? Beh quella lasciamo perdere anche il canotto imposto dalla maestra non è servito a nulla !.