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Carlo Magno padre d’Europa, padre della Chiesa

La capitale passa da Roma a… Bruxelles

Il libro che ho letto l’estate scorsa si intitola “Carlo Magno”, uno dei “padri dell’Europa”, come scrive Alessandro Barbero, e che lo fosse ce lo avevano sempre insegnato fin dai banchi di scuola, a cominciare dalla famosa incoronazione a imperatore del rinato Sacro Romano Impero nel Natale del ‘800 in San Pietro, da parte di Papa Leone III.

Ma che fosse anche, per certi versi, un “padre della Chiesa” questo proprio no, non l’avevo mai saputo e scoprirlo mi ha fatto stupire e riflettere non poco. Eppure, testimonianze di storici alla mano, Carlo il Grande ascoltava Messa tutti i giorni, recitava i vespri e i salmi con i chierici, radunava e presiedeva concili, distribuiva vescovadi e abbazie, combatteva come la peste le eresie che portavano discordia e divisione nel suo regno, inviava missionari tra i popoli sottomessi, fossero essi i Sassoni del Nord Germania, gli Avari del Sud o gli Slavi dell’Est, perché tutti venissero battezzati rinunciando ai riti del paganesimo.

E, sempre lui che pure sapeva a malapena leggere, aveva dato ordine ai suoi “Scriptoria” di correggere il benché minimo errore che si trovasse nelle Bibbie trascritte dagli amanuensi, per non dar adito a dispute teologiche fratricide ed ingenerare confusione tra i suoi fedeli sudditi.

Quanto ai Papi di Roma, in cambio della protezione che il suo esercito dei Franchi garantiva loro contro i Bizantini di Ravenna o i Longobardi del ducato di Benevento, egli si arrogava pure il diritto di dettarne l’agenda e controllarne i comportamenti.

Un grande re dunque, monaco e guerriero, che aveva intuito fin dal principio come l’unità del suo impero si basasse sì sul potere militare ma anche e soprattutto sull’unità della religione professata, una specie di “Cuius Regio eius et Religio” ante litteram, come sarà sancito sette secoli dopo, nel 1555 con la Pace di Augusta, che in tal modo pose fine alle guerre di religione fra Protestanti e Cattolici.

Un solo popolo e una sola religione, a far da collante sociale e civile nell’ambito di ogni attività umana, dal pagamento delle tasse alla chiamata annuale sotto l’esercito, dall’obbligo delle decime alla Chiesa all’amministrazione della giustizia. E da qui si capisce l’importanza che egli dava alle nomine dei vescovi e degli abati, cui provvedeva in prima persona in quanto fedeli esecutori delle sue leggi (i famosi Capitolari Karolini), autentica “longa manus” ministeriale in tutti gli angoli dell’impero, a cominciare dal regno d’Italia dove, a Pavia, dopo aver sconfitto i Longobardi di re Desiderio, aveva prudentemente insediato il figlio Pipino.

Resta il fatto che, per la prima volta nella sua storia, l’Europa così unificata e cristianizzata trovò con Carlo Magno un nuovo baricentro, non più la Roma dei Cesari o la Roma dei Papi bensì Aquisgrana, la capitale carolingia del Nord, posta non a caso fra l’attuale Germania, il Belgio e i Paesi Bassi; e qui, in questo triangolo strategico, egli si fece costruire il palazzo imperiale insieme alla fastosa cattedrale che ne accoglierà le spoglie nel gennaio dell’814 d.C.

E così l’asse dell’impero romano, che un tempo vedeva Roma e il Mediterraneo come centro del mondo civilizzato, con lui si spostò definitivamente verso i porti dell’alto Reno e del mare del Nord, tale rimanendo fino ai giorni nostri se solo si pensa che il Parlamento dell’Europa moderna oggi è insediato a Bruxelles piuttosto che a Roma o ad Atene.

Curiosità storica:

Nell’anno 1000 Ottone III fece aprire la cripta di Carlo Magno. Si disse che il corpo dell’imperatore fu trovato in notevole stato di conservazione, seduto su un trono di marmo, vestito con gli abiti imperiali, con la corona in testa, i Vangeli aperti in grembo e lo scettro in mano. All’epoca si parlò di miracolo a tal punto che nel 1166 l’imperatore Barbarossa, anche per esaltarne le origini tedesche e non francesi come comunemente si riteneva, lo fece addirittura proclamare santo dall’antipapa Pasquale III. E la Chiesa Cattolica, da parte sua, ne tollerò a lungo il culto pur non essendo mai entrato “San Carlomagno” nel calendario liturgico.

La tomba d’oro di Carlo Magno nella Cappella Palatina della cattedrale di Aquisgrana
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Una risposta.

  1. Nardo Ivano ha detto:

    Una bella lezione di storia, studiata e subito dimenticata, in queste poche righe rispiegata in modo esemplare.
    Grazie Adriano

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