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Xe mejo dormire sforzà…

Per capire come sono cambiate le nostre case ma anche il modo di vivere delle persone nel corso degli ultimi cinquanta anni basta guardare al salotto … e se capisse tuto .

Nelle case contadine de na volta c’era tanto spazio, cucina grande con el fogoearo, tavola dei omeni, tavola dee done e dei boce. Poi c’era la cantina, la stalla, el ponaro ma el saeoto col divano e coe poltrone non c’era. Con il benessere del secondo dopoguerra sono arrivati dapprima la corrente elettrica, l’acqua in casa, il bagno in casa, il fornello a gas ed i primi elettrodomestici a cominciare dal frigorifero. Ma il salotto ancora non c’era. La famiglia si riuniva in cucina e poi magari si andava in stalla magari portandose la carega dalla cucina.

Una prima modesta trasformazione si è avuta quando alcuni massariotti benestanti incalzati dalle mogli cominciarono a separare con un muro o un pesante tendaggio una parte della cucina per realizzare el tineo. Il tinello diventa quindi quel locale vicino alla cucina dove si mangiava, ci si riuniva fuori dalla cucina ma non si cucinava. Ma el saeoto ancora non c’era. La famiglia contadina di fatto non si sdraiava mai in poltrona. E le famiglie dalle nostre parti, tranne quattro ma proprio quattro siori, erano tutte contadine anche se magari non coltivavano direttamente la terra.

Ma dagli anni ’60 con la diffusione della televisione ed un po’ di benessere derivante dalla facilità di trovare occupazione anche per le donne cambiano il costume. Si vedono sui giornali vestiti bellissimi e le sartine di paese li copiano prendendo i cartamodelli dai giornali e si vedono le case signorili in televisione e nei film e si comincia a copiarle.

Con l’arrivo della televisione nasce l’esigenza di avere in casa un locale dove mettere la televisione, dove potersi sedere davanti alla televisione ma soprattutto ricevere un ospite , conversare, mostrare la propria ricchezza con oggetti inutili ma di pregio come i soprammobili. Questo locale è el saeoto. I vecchi e gli adulti non sanno ancora bene a cosa serva sto salotto ma tutti in poco tempo ce l’hanno. E’ il periodo d’oro della produzione di poltrone, sofà, tappezzerie, imbottiture riconvertendo le ottime abilità dei nostri marangoni per fare il salotto.

El saeoto in pochi anni diventa il locale della casa da mostrare alle amiche con orgoglio. E mostrare che in salotto c’era anche l’argenteria o quasi perché il vasellame, i soprammobili vengono realizzati in una lega che sembra argento ma non è argento che si chiama peltro e che è più facilmente abbordabile. Non sarà argento ma fa sempre la sua figura. In salotto si mettono le prime opere d’arte ossia la gondola con le lucette comprata a Venezia, le bomboniere dei vari matrimoni, le foto della famiglia, la statuetta della Madonna, i centrini fatti all’uncinetto ecc. Si lavorava però in campagna come i mussi e non c’era tanto tempo per il salotto. Allora, vista l’importanza comunicativa di questo locale, che assegnava il rango sociale alla famiglia si cominciò a mettere il salotto in una stanza chiusa a chiave per non sporcarlo ed addirittura ho visto coprire le poltrone con dei grandi teli tipo lenzuola consumate perché il salotto non prendesse la polvere e fosse sempre pronto a riceve quegli ospiti che raramente arrivavano. In salotto poi qualche benestante cominciò a postare anche qualche libreria prima sconosciuta. Ricordo uno che in salotto realizzò una meravigliosa libreria con le portiere degli armadi in vetro e negli scaffali aveva postato una meravigliosa enciclopedia tutta rilegata in pelle con i titoli in oro. Era la famosissima Enciclopedia Italiana Treccani che io avevo sempre sentito nominare e che avrei anche desiderato tanto avere e che non avevo mai posseduto. Approfittando di un momento di distrazione del proprietario, che mi ricevette in salotto, aprii una vetrina e presi in mano un volume di questa meravigliosa enciclopedia. Con mio sommo stupore mi accorsi però che c’era solo la copertina perché al posto del libro c’era un blocco di polistirolo. Lo feci notare al proprietario che mi rispose per nulla sconfortato della mia impertinente scoperta: “ … mai cossa servei cinquanta volumi e po’ chi xe che ga tempo de leserli tuti”. Certo per lui, bastava il colpo d’occhio, la scenografia era più che sufficiente bastava mostrare di aver i libri non di averli letti ed allora la sola rilegatura anche senza il libro, secondo lui, bastava.

Ma le nuove generazioni hanno cambiato registro. Quelli che non sono mai andati a fare fiò in stalla, quelli che non sono mai andati al cesso nel casoteo pai campi, quelli che non sanno distinguere la paglia dal fieno, il salotto lo usano diversamente.

Oggi nelle case moderne il salotto è diventato il centro della casa. In salotto si magia, si dorme, si lavora da remoto con le connessioni internet, si governa la casa tramite la domotica, si gioca con i bimbi, si telefona a rotta di collo, si guarda la televisione , si naviga in internet, si canta, si suona, si balla e magari si legge anche qualche buon libro vero con le parole e le pagine anche se non rilegato in oro. Le nuove generazioni non hanno il rispetto del salotto come i loro padri e nonni che hanno realizzato il salotto come fosse un monumento celebrativo loro il salotto lo consumano lo “fruano”.

Però una cosa è rimasta ferma nel tempo se volete sapere che famiglia avete davanti guardatele il salotto.

La gioventù non solo el salotto lo sfrutta, lo usa e lo consuma, ma ha anche cambiato la mentalità del veneto lavoratore. Go sentio dire da un xovane che xe mejo dormire sforzà in saeoto che laorare de gusto pai campi.

Caro saeoto te me ghe non soeo cambià ea casa, te me ghe cambià anca el sarveo!”

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