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Il latino non è morto (II°)

Nel campo ecclesiastico.

Per chi se ne va, pulvis es et in pulvere reverteris, ricco o povero che sia, in auge o meno, sic transit gloria mundi, un mea culpa, un requiem, un miserere, un de profundis in fretta, dies irae dies illa, brutto il giorno del giudizio. A Pasqua una benedizione Urbi et orbi del Papa, vestito in pompa magna che è stato eletto, primus inter pares, dal plenum dei cardinali ubi maior minor cessit nel conclave, sotto chiave, ed ecco finalmente habemus papam! con l’uso del plurale maiestatis, naturalmente. Quando poi si è giù di… corda un bel sursum corda, in alto i cuori, e un saluto: salve! proprio come nel salve regina della preghiera. Per non parlare delle Messe in latino, ite Missa est, delle Encicliche, delle assoluzioni in camera caritatis e tutto il resto…Una volta, temporibus illis, era così, oggi è diverso, ma chissà se tutto tornerà sicut erat in principio?

Nel campo del quotidiano.

Nella scuola si parla felicemente di lectio brevis quando si va a casa a metà mattinata, quando si scatena un terremoto si parla di magnitudo, con lo sbarco sulla luna si parlò di res nullius primi possidentis, il possesso è del primo che arriva. E di un procedimento in corso? Si dice che è in itinere e per res publica si intende la cosa pubblica la repubblica appunto, questo in sintesi, in nuce.

Nella vita si è sempre di fronte a un aut, aut, o questo o quello, occorre: primum vivere deinde philosophari, così almeno dicevano i Romani, le chiacchiere non fanno fatti, verba volant, scripta manent, mentre sono gli esempi che trascinano exempla trahunt!

Nello sport ecco che abbiamo le squadre juniores e seniores, la Juventus, la Virtus, la Robur, l’Audax, la Libertas, la Fulgor, la Splendor e via discorrendo.

E per il corpo? Abbiamo tutto un mare magnum di massime, come: mens sana in corpore sano, che va curato contro ogni virus (venenum), masticando bene perché prima digestio fit in ore, in bocca.

Nella medicina si sperimenta in vitro con esiti progressivi in fieri e, se le cure non vanno bene, diciamo al medico: medice cura te ipsum, te stesso. Ora egli lavora, sua sponte, anche intra moenia, tra le mura dell’ospedale con ufficio privato e si spera che non abbia solo una laurea ad honorem o honoris causa ottenuta con una semplice lectio magistralis, perché bisogna studiare dalle basi ab imis fundamentis per non restare in una aurea mediocritas. Occorre sudare gradino per gradino natura non facit saltus e non solo su dei libretti scritti ad usum delphini (che erano dei riassunti ad hoc per il delfino di Francia, il principino ereditario), perché non ci si improvvisa factotum del sapere ma il risultato si guadagna solo con tanta costanza, gutta cavat lapidem.

Oggi invece, detta inter nos, tutti sanno tutto e l’alter ego di noi stessi è diventato il nostro super ego, ego-ista per l’appunto, al quale nihil obstat, nessun ostacolo lo ferma e quando ipse dixit, magari una scemenza su internet, tutti gli danno l’ imprimatur come fosse un unicum, il non plus ultra delle scoperte, un’opera omnia, un libro stampato. Ah! Come farei volentieri tabula rasa di tanti inutili cinguettii (i famosi tweet), pieni di lapsus inenarrabili (altro che lapsus freudiani!). Purtroppo questo è l’humus, il terreno che coltiviamo e in cui viviamo.

Ormai tutto è diventato super, oltre agli eroi dei fumetti pure gli alcoolici, si beve quanto si vuole, ad libitum, tanto in vino veritas, no? Si vive e si convive more uxorio, non più per saecula saeculorum come una volta ma pro tempore, magari sfruttando lo jus primae noctis da parte del… compare della sposa, come nel Medio Evo. Lontani i tempi del cartesiano cogito ergo sum e del motto benedettino ora et labora che portava, nella forma mentis del monaco, per aspera ad astra insieme al quotidiano ricordo della morte: memento mori. Il convento era il genius loci della meditazione, il luogo magico che rendeva l’animo più buono omnia munda mundis, come diceva fra’ Cristoforo nei Promessi Sposi, libero da pregiudizi, animus in consulendo liber, che è pure il motto della NATO, lo sapevate?

(segue parte III)

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