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Le vittorie di Putin come le vittorie Pirro?

Dopo le repentine conquiste della Russia nella guerra d’invasione all’Ucraina alcuni commentatori hanno parlato delle vittorie di Putin come di possibili vittorie di Pirro, vista anche l’accanita e inaspettata resistenza opposta agli invasori da parte di quel popolo.

Spieghiamo dunque il perché di questa espressione e dell’uso che ne è stato fatto in varie epoche storiche.

Pirro era un ambizioso re dell’Epiro, regione che grosso modo combacia con l’odierna Albania e parte della Grecia settentrionale, che vantava ascendenze nientemeno che con i grandi re della vicina Macedonia e si era messo in testa di emularne le gesta espansionistiche come aveva fatto Filippo II con la Grecia e il figlio Alessandro Magno con la Persia e oltre. Solo che invece di rivolgersi verso Est pensò di rivolgersi a Ovest, verso l’Italia.

E l’occasione ghiotta gli fu data dai Tarantini che lo chiamarono in aiuto temendo una imminente offensiva romana. Il piccolo re non se lo fece ripetere due volte, preparò una potente spedizione, attraversò il canale d’Otranto che sappiamo essere largo solo una settantina di km. e sbarcò nel golfo di Taranto con 25.000 uomini e 20 elefanti, i temibili carri armati di allora, ancora sconosciuti ai Romani.

C’è da dire che in questa prima fase di operazione speciale non mancarono due fulminei successi iniziali: il primo ad Eraclea, in provincia di Matera nel 280 a.C., il secondo ad Ascoli Satriano, in provincia di Foggia, l’anno dopo, come mostra la cartina.

Tutto sembrava andare per il meglio, dunque, e Pirro poteva dirsi più che soddisfatto ma a chi gli chiedeva se era contento di queste sue repentine vittorie rispondeva:”Un’altra vittoria così e sarò perduto”. Tante e tanto gravi erano state le perdite subìte nei sanguinosi scontri contro le legioni romane. Vinceva sì, ma sapeva anche che le migliaia di uomini lasciati sul campo di battaglia sarebbero stati difficilmente rimpiazzabili, così come le preziose salmerie e i rifornimenti di vettovaglie. E fu facile profeta perché il protrarsi della guerra, che durò ben cinque anni dal 280 al 275 a.C., lo sfiancò talmente che alla fine venne definitivamente sconfitto nella battaglia di Maleventum nel Sannio, da allora battezzata dai Romani Beneventum a ricordo della vittoria.

E’ proprio il caso di dire che : ”Chi la dura la vince!”.

Certo, l’Epiro gli andava stretto, affascinato com’era da una politica estera di potenza e di espansionismo per cui aveva speso le sue migliori energie con l’intento di fondare un impero tutto suo nella Magna Grecia Italica ed in Sicilia, ma non aveva fatto i conti con le altre due potenze emergenti, infinitamente più forti di lui, che stavano studiando le mosse per il predominio sul Mediterraneo: Cartagine e Roma. Che sfoceranno nelle famose guerre puniche.

Morte di Pirro

Pur essendo ricordato come uno dei più brillanti capi militari del suo tempo ebbe una fine ingloriosa. Nel sedare un tumulto ad Argo, nel Peloponneso, fu colpito da una tegola lanciata da una vecchia dalla finestra, forse per difendere il figlio. Il colpo lo fece barcollare dando così il tempo all’avversario di ucciderlo. Era l’anno 272 a.C.
Che derivi pure da qui il detto: ”Prendersi una tegola in testa” per significare un brutto guaio!?

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