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Più che ovvio:lapalissiano!

Tutti siamo abituati ad adoperare questo termine per indicare una cosa talmente ovvia da non aver bisogno di nessun’altra ulteriore spiegazione ma forse non ne conosciamo l’origine.

Dunque il paese di La Palisse (o meglio La Palice) è un piccolo Comune francese di tremila anime, con un bel castello situato nella regione montuosa dell’Alvernia, proprio al centro della Francia.

Il signore di quel castello si chiamava Jacques de Chabannes de La Palice edera un nobile uomo d’armi che aveva militato per tutta la sua vita al servizio di ben tre re: Carlo VIII, Luigi XII, Francesco I. Aveva combattuto più e più volte anche in Italia, tanto che lo troviamo sia nella battaglia di Agnadello del 1509 contro Venezia, sia fin sotto le mura di Padova in aiuto dell’imperatore Massimiliano I che invano aveva posto sotto assedio la nostra città, come ricordato nel celebre episodio della “gatta”.

Quando, già avanti negli anni, trovò la morte nella battaglia di Pavia del 1525 combattendo contro gli Spagnoli che volevano impadronirsi del Ducato di Milano, i suoi soldati gli dedicarono un epitaffio, una sorta di canzone funebre, ignari che stavano per consegnare il loro maresciallo a una curiosa immortalità: “Ci-gît Monsieur de La Palice. Si il n’était pas mort, il ferait encore envie” (“Qui giace il signor de La Palice. Se non fosse morto, farebbe ancora invidia”).

E fin qui niente di strano.

Ma, come spesso accade, col tempo la canzoncina si trasforma, “il ferait” diventa “il serait” e la parola “envie” si spacca in due e diventa “en vie, cioèin vita”. Ed ecco che, senza volerlo, il gioco di parole è fatto e il significato della frase diventa talmente ovvio da diventare…lapalissiano:”Qui giace il signor de La Palice. Se non fosse morto, sarebbe ancora in vita!”. Simpatico, no?

Il castello del signor Jacques de Chabannes de La Palice

Breve nota storica

  • Quante guerre in Italia, lungo il corso dei secoli, da parte di eserciti stranieri! Già nel 1300 Dante si lamentava di questo nel celebre canto VI del Purgatorio: ”Ahi serva Italia, di dolore ostello, nave senza nocchiere in gran tempesta, non donna di province ma bordello!”.

  • E quanta rassegnazione da parte del povero popolo italico sottomesso! Tanto che il detto più comune che circolava tra il popolo con malcelata rassegnazione era: ”Francia o Spagna purché se magna!”.

  • In Francia, sui libri di storia, il nome ‘Pavia’ viene subito associato a La Palice e a quella sfortunata battaglia che per i Francesi si risolse in un vero massacro, soprattutto dopo che lo stesso re Francesco I era stato fatto prigioniero. Ne rimasero sul campo seimila o forse diecimila e qui cadde quasi tutta la nobiltà di Francia. Al re prigioniero viene attribuita la famosa lettera alla madre Luisa di Savoia: ”Tutto è perduto fuorché l’onore e la vita che è salva”.
  • Oggi una associazione storica di Pavia reclama un monumento a questo vecchio maresciallo che, per uno scherzo della storia, l’ha resa celebre.

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