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Gli Stemmi del Bo: 800 anni di storia e di cultura

Luigi Grotto dell’Ero è stato l’autore di un libretto sull’università di Padova ed i suoi stemmi edito nel 1841 dalla tipografia Crescini ed è lui a raccontarci per filo e per segno come essa è nata e come si è sviluppata nel corso dei secoli.

Dunque, tutto ebbe inizio nel lontano 1222, esattamente 800 anni fa, quando alcuni professori di Bologna si spostarono a Padova coi loro allievi per godere di maggiore libertà e autonomia nei loro studi. D’altronde le offerte per venire qui da noi erano davvero allettanti: comodità di alloggi a prezzo mite, due amanuensi gratis per i libri degli scolari, immunità giudiziale dopo otto giorni dalla pubblicazione della partenza di uno scolaro, (il che significava niente più reclami o rivalse di creditori o di offesi), esenzione totale dalle gabelle di qualsiasi tipo, porto d’armi consentito. Mica male, no?

Fu il vescovo di Padova Giordano, che allora si trovava a Bologna per dirimere un contenzioso fra due Comunità religiose, a perfezionare il tutto avendo intuito quale grande prestigio la nostra città ne avrebbe ricavato. E gli universitari, detti anche Goliardi, forse da “gola”cioè amanti della buona tavola o Clerici Vagantes, si mostrarono all’altezza del disegno: pian piano si organizzarono come una Repubblica Autonoma, divisi tra studenti Cisalpini e Transalpini, ciascuno col suo Rettore e le sue Facoltà, Legisti (studenti di Legge e di Diritto) da una parte, Artisti (studenti di Medicina) dall’altra e, fra le immunità più apprezzate, nessuno poteva essere arrestato o perseguito penalmente dalla pubblica Autorità senza licenza del proprio Rettore.

Nel ‘300 i Carraresi confermarono le antiche concessioni, diedero anzi ulteriore impulso allo Studio Patavino chiamando valenti maestri con forti stipendi, riuscendo ad inserire tra le varie Facoltà quella “principe” di Teologia, dietro supplica al Papa.

Cortile antico del Bo

Ma non staremo qui a raccontare la lunga ed illustre storia della nostra Università, basti sapere che il suo motto libertario:”Universa Universis Patavina Libertas” attirò studenti da tutta Europa, come testimoniato dai più di tremila stemmi appesi lungo le pareti del Bo, tutta una galleria di nomi e di Paesi di origine ognuno con la sua storia, la sua famiglia, le sue vicissitudini. E se voi entrate nel cortile antico del Bo vi troverete di fronte al primo embrione di Europa Unita fra un tripudio di scudi blasonati ed un bestiario variopinto di aquile, di cavalli alati, di leoni rampanti, il tutto condito con ghirigori di putti, piante (arbor medica) e stelle.

Dipinti o scolpiti essi cominciano ad apparire tra il 1542 e il 1709 quando il Senato della Repubblica di Venezia ne decretò la definitiva sospensione, forse per l’eccessivo suo proliferare sulle pareti stracolme dello Studio Patavino.

Dalla facoltà dei Legisti si ricavano le seguenti Nazioni di provenienza: Alemanna, Boema, Polacca, Ungherese, Provenzale, Borgognona, Inglese, Spagnola, Oltremarina, Scozzese, Romana, Siciliana, Anconitana, Lombarda, Milanese, Toscana, Veneta, Trevigiana, Friulana, Dalmatina, Piemontese, Genovese e Padovana. I Legisti Alemanni avevano diritto di sepoltura nella chiesa degli Eremitani, mentre gli Artisti Alemanni in quella di Santa Sofia, la cui tomba ancora si nota entrando dal lato sinistro della chiesa. I Polacchi, invece, eressero una propria cappella dedicata a S. Stanislao, patrono della Polonia, nientemeno che nella più famosa chiesa del Santo.

L’autorità del Rettore era fuori discussione: d’estate vestiva di seta color cremisi, d’inverno di seta color porpora, coprendo la spalla sinistra di un cappuccio contesto d’oro e di gemme. L’apertura dell’anno accademico avveniva per i Legisti il primo di novembre e la cerimonia si svolgeva in pompa magna in cattedrale, mentre il giorno dopo toccava agli Artisti. Le vacanze avevano inizio il primo di agosto dell’anno successivo.

Qui studiarono: Santi come San Filippo Benizzi, fiorentino, priore Generale dei Serviti; San Gaetano Thiene, fondatore dei Teatini; San Francesco di Sales, nobile vescovo della Savoia; dieci pontefici, 75 cardinali, due re di Polonia, un principe ereditario di Svezia, il duca di Brunswick, un Protettore d’Inghilterra, Umanisti come Pietro Bembo, Annibal Caro, Lodovico Castelvetro, Caterino Davila, Torquato Tasso, Sperone Speroni, e scienziati come Copernico, Galileo… nonché la prima laureata al mondo, quella tal Elena Lucrezia Corner Piscopia che tanto oggi fa discutere per poter entrare, unica donna, nel Pantheon delle statue del Prato della Valle.

A tal proposito, per la verità, io un’idea semplice ce l’avrei: metterei la sua statua, scolpita da Bernardo Tabacco da Bassano e che ora si trova un po’ negletta in un angolo del cortile antico del Bo, sul piedistallo n. 88 lasciato vuoto dal doge Mocenigo per via dei raid napoleonici, senza andare tanto in cerca di lungaggini burocratiche o di cavilli giuridici di cui siamo maestri e…morta lì, con buona pace degli storici tradizionalisti che sovente storcono il naso alle novità.

Ultime notizie:

Leggo sul mattino di Padova dell’11 gennaio 2022: al Bo, 23 mila nuove matricole di cui il 10% dei neo iscritti proviene da Paesi stranieri. Che bello! Allora, mi dico con orgoglio che gli 800 anni di storia universitaria della mia città non sono passati invano.

E così l’elenco continua:

Georgius Fidericus Brandt Berneburgo (Germania)
Albertus Odasius Brixiensis
Petrus Fontana Rhodiginus
Paulo De Aurificis Faventino(Faenza)
Lucas Lambecius Hamburgensis
Ravagninus Oliva Tarvisinus
Franciscus Tviolinsis Ispagna
Raphall Ustarro Polona
Georgius Sigis Bohema
Joannes Baptista Garb Allemana
Moseih Kavinius Anconitanae
Jacobus Antonius Tridentinus Tuscae
Dominicus Leverius Siculae
Maximilianus Perok Hungara
Werner Fries Burgunda
Anchius De Fabris Dalmatae
Antonius Pasqualeti Castro Franciensis
Nicolaus Praemarinus Cydoniensis (Creta)
Robertus Henchman Anglus (Inghilterra)
Veronensis…Vicentinus…Cremonensis…

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